sabato 19 gennaio 2008

Scrivi Mary, è ora...

... la neve si è sciolta da un pezzo, c'è quasi il Sole...
E allora perchè i colori che vedo sono filtrati da una luce diversa, perchè è freddo, perchè c'è questo grande silenzio in cui si distingue solo il suono attutito e sommerso di moti sistolici, interrotto di tanto in tanto dallo scricchiolio dei neuroni afflitti da tanto peso (una neve greve e sotto la vita che cerca di resistere), perchè le articolazioni si cristallizzano e la lingua diventa muta (non è stupore quello, è impossibilità fisica di dire cio che non si è), perchè l'unico segno di vitalità è questo fiato fumoso che i miei polmoni gettano fuori quasi con ribrezzo, affamati di accogliere quel gelo, sentirlo entrare nelle narici, quel gelo bruciante che senti fin dentro (ecco da dove lo prendi, tutto quel freddo, lo respiri, lo vuoi, ne hai bisogno, ne trai conforto e dolore allo stesso tempo), perchè gli altri non mi vedono, come se fossi un pezzo bianco, di un paesaggio tutto uguale, perchè se provo a prendermi le mie mani insensibili e arrossate non riescono a sfiorarmi (non puoi prendere in mano la neve senza che questa si sciolga)... Perchè?

venerdì 4 gennaio 2008

Let it snow

[ ... Dopo la nevicata, la cosa più dolce è il colore che investe la notte.
Un arancio così non lo si vede neppure nei più bei tramonti d'estate.
Un calore innevato, cristallizzato.
Penetrante come pioggia fredda e sottile.
La contraddizione più bella che nasca dall'incontro della natura con l'opera dell'uomo e le sue luci artificiali ... ]

mercoledì 2 gennaio 2008

Freud

Freud si divertirebbe ancora un sacco con me.
"Mio caro Sigmund", direi entrando nel suo studio.
Lo chiamerei Sigmund perchè ci frequeremmo da molto e oramai ci sarebbe molta confidenza.
Lui saprebbe del mio cinismo.
Ci avrebbe pure scritto un saggio qualche anno prima.
Il cinismo sull'orlo della cattiveria. Elementi psicologico-attitudinali per individuare un perfetto discrimine negli individui apparentemente psicopatici.
"Ho avanzato una teoria che forse ti sembrerà interessante", continuerei io.
"E' la storia di una persona un po' insoddisfatta. Che fatica a trovare se stessa. E prova e riprova, finalmente pensa di esserci quasi riuscita. Diventa metodica, si mostra più attenta e coltiva le amicizie cercando di mostrare un po' più di costanza".
Gente normale. Direbbe Lui. Sigmund con la L maiuscola.
"Un giorno però il passato fa capolino nella vita quasi aggiustata di questo..."
"O qvesta", mi interromperebbe Lui.
E prima che Lui intraprenda il discorso maschio/femmina/edipo/Laio/fasi perineali ecc ecc, riprenderei la frase da dove l'avevo lasciata.
"... e ritorna l'insoddisfazione, ritornano i sensi di colpa. Sta male qualche giorno. Un po' si chiude, un po' manifesta apertamente il suo malessere ritrovato. Un po' forse gli era anche mancato. Ecco allora che gli balena in mente, nel subconscio - mi correggerei a vedere la sua espressione corrugarsi sulla parola mente - la soluzione definitiva: si guarda attorno e vede che la gente che lo circonda non è così meglio di lui di quanto pensasse. Quello ha detto una frase ambigua che preferisce interpretare malamente, quall'altra ha avuto un cenno di malumore poco apparente con un'altra persona e lui sottolinea le eventuali cattiverie di quel gesto, pensa di dover andare a parlare con qualcuno, magari con uno psicologo come te e invece vede negli altri potenziali pazienti di psichiatria..."
Sigmund ha una luce negli occhi.
Si alza e si versa della Coca-cola. Sigmund nel 2008 è molto multinazionale. Fa benzina alla Shell, mangia i panini di McDonald's (e talvolta va da Yo Sushi), beve Coca-Cola, fuma Marlboro. Rosse.
"Mascherare la propria cattiveria con quelli degli altri. Ridimensionare i propri difetti e le proprie nevrastenie paragonandole a quelle altrui. Anche inesistenti. Anche forzate. Qvesta è la via della guarigione. Molti lo fanno, molti con successo. Spostano il problema da loro stessi, fanno diventare gli altri un problema, un ossessione e talvolta ne guadagnano compassione e, quelli più bravi, persino affetto".
"Grazie Sigmund", gli direi stringendogli la mano "Era quello che volevo sentirmi dire".
"Appunto" fa lui "Adesso se fossi un uomo di chiesa ti direi di andare e perdonare. Ma sono solo un povero psicologo che deve pagare il logopedista per qvesto difetto nel pronunciare la q, pertanto, fanno 100 carte".