Nella mia controversa attività acquatica, mi sono imbattuta in molti istruttori, tre dei quali indimenticabili, nel bene e nel male.
- Il primo: io avrò avuto sei anni, lui faceva la maturità e mi sembrava un vecchio. Faceva troppo lo scemo con noi bambine, che, a quell'età, neppure capivamo i pruriginosi stimoli che mangari facevano apprezzare quel modo di fare da galletto alle sue coetanee. Un idiota, insomma. Che si è rivelato tale, in tutta la sua essenza, al corso successivo, quando la piccola Me, promossa in vasca "grande" si ritrova con la sua tavoletta a galleggiare a 4 metri dal fondo. Tutto splendido, "Guarda mamma sono nell'acqua alta!", una bracciata a destra, una bracciata a sinistra, ooop respiro e via. Bello. Peccato che a metà vasca comincio ad allontanarmi un po' dal percorso, vado verso una delle corsie. Il sedicente maturando (puf, la terza elementare doveva ancora prendere mi sa) prende un bastone di metallo con un gancio per tirarmi verso il centro. Peccato che centra in pieno la tavoletta con un colpo troppo forte, mi scivola di mano per lo spavento e la piccola Me passa un brutto quarto d'ora.
Niente piscina per almeno quattro anni. La mutter poi, stufa della mia paura e preoccupata che questo sentimento si diffonda come il morbillo anche al fratellino, ci sbatte entrambi al Dopo Lavoro Ferroviario, dove incontro lui,
-Il secondo: tale Caraffa di cognome, nome ignoto, a me già stava simpatico perchè gli era toccato di nascere discendente di una stirpe dal blasone tanto buffo. Senza contare che ogni sacrosanto giorno dei tre mesi d'estate per due estati stava lì a bordo vasca a urlare incoraggiamenti e farmi i complimenti per i passi avanti. Incurante dei miei "Non riesco", "Ho paura" e, nei giorni di scazzo e desolazione, dei semplicissimi "No" che lasciavano poco spazio a risposte di sorta.
L'anno dopo ero in corsia con le pinne a nuotare a delfino ed ero una delle più brave e veloci.
Gli anni passano, ma al mare la Me già cresciutina anzi direi quasi donna, non nuota. Continua a non fidarsi. Senza contare che, nelle attività quotidiane, le viene troppo spesso male alla schiena. Insomma. Ricominciamo un corso. (Tanto ormai si è capito a chi daranno il Premio Fedeltà quelli della Federazione Italiana di Nuoto). Mi iscrivo a Cremona e arriva lui:
- Il terzo: Enzo, anche conosciuto come il panzone di almeno 50 anni con il costumino blu a stelle bianche che in 7 bracciate percorre la corsia. Molto divertente. Intanto, da buona tradizione lombarda, caccia fuori un "figa" ogni due parole. Si distingue soprattutto per la tendenza all'urlo e per una certa ironia con cui mi sono imbattuta proprio giovedì scorso:
"Facciamo rana? Dai dai dai!" - faccio io. C'è da dire che ci ha spiegato una volta sola le gambe a rana, e che io e Rossano eravamo gli unici due passabili, visto che il povero Enzo ha dovuto rimediare allo sconforto degli altri con la frase "Bè ma rane ci si nasce". Insomma volevo fare una cosa che mi veniva proprio bene e parrebbe anche per meriti di Madre Natura.
"Certo, verso la fine la facciamo"- risponde lui ridendo.
"Bene, è contento che vogliamo progredire" - penso constatando il fatto che in due mesi ci sta ammazzando di stile libero e dorso completo e basta.
Ultimi cinque minuti. "Ragazzi allora, ultimo giro, tutti a stile tranne Marialuisa che va giù a rana". GULP.
2 commenti:
Ma dai! Piccola mary che nuota!non sapevo di questi precedenti!in bocca al lupo per stasera!
che ridere...! sono certa che sarai un pesciolino quando ci incontreremo al mare! baci
paola
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