E vallo a sapere perchè io non riesco più a dormire.
Che poi non è vero.
Semplicemente Morfeo arriva tardi a cingermi tra le sue braccia.
E non è questione di microclima lenzuolo.
Perchè io ci entro vestita di tutto punto in quel piccolo habitat.
Mi perdo a immaginarmi scene, a sciogliere nodi di pensieri che di giorno fluttuavano tra parole e sorrisi. Scrivo e cancello. E riscrivo, rileggo e invio parole assonnate, sconnesse per loro stessa natura. Sono una piazza, dice Baricco. Sì, ma che piazza? Ho i fiori, io, nel centro? E i palazzi intorno a me dove stanno? Permettono che qualche raggio di sole mi avvolga o mi soffocano nel cemento insipido, tra quelle forme ignorate dai più e nelle quali i pochi cercano di vedere l'eco di chissà che idee architettoniche o progetti urbanistici di piccoli politicanti con la speranza di un qualsivoglia utile? E quali scorci offre la mia vista? Invito lo sguardo a un parco, a qualche palazzo storico decaduto come quelli che lo avevano abitato un tempo, a una fabbrica marcia, a cosa?
Parole assonnate e sconnesse per loro stessa natura.
Sono una piazza.
E dovrebbe essere già molto.
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