- Se tu, mio aspirante consorte, decidi di tenermi fuori da una parte del tuo mondo, ok. A patto che tu lo faccia in toto. Se un giorno ti illumini d’immenso e decidi che ci posso entrare, non farmi vedere cose di cui potresti pentirti. E non dirmi che sarebbe stato meglio se…
- E tu, amico del mio aspirante consorte, non venirmi a dire che “no, vedi, noi scherziamo, ma se succede qualcosa noi saremmo i primi che ti difenderemmo e se lui facesse mai il cretino te lo verremmo a dire”. In primis, mi faccio una sentita risata a immaginarti col naso da Pinocchio, nudo mentre corri dietro la bandiera degli ignavi con le vespe che ti fanno colare sangue dappertutto. In secundis, non sei manco il primo che me la dice, ‘sta stronzata. Siete ridicoli. Non ci crede nessuno. E poi è pure da maleducati prendere apertamente per il culo la gente così. Meglio il mio pungente e offensivo cinismo delle vostre cazzate che all’occorrenza possono essere spacciate per battute.
- Non abbraccio le persone. Tendenzialmente non le tocco e non sopporto quelli che mi toccano. Ritengo che sorridere sia una sorta di apertura alla persona a cui mostro i miei denti immacolati da assidua frequentatrice di studio odontotecnico, quindi sorrido solo a chi decido tacitamente di far entrare nel mio mondo. E non è cosa che sta nella mia testa, è linguaggio di tutti. È come salire sull’autobus col biglietto: mica firmi un contratto. Però sai che se non obliteri sono cazzi, quindi si parla, appunto, di un tacito contratto. Se io sorrido faccio un tacito contratto con il destinatario. Della serie: ora che ti ho sorriso, puoi permetterti più cose di quelle che può permettersi uno a cui non sorrido. La proporzione dei permessi varia a seconda della dimensione del sorriso. E tranquilli che quel poco che intendevate lasciare viene sempre amplificato. Guarda questi, gli dai un dito e si prendono tutto il braccio.
- A tutti, maschi e femmine, ma soprattutto queste ultime: non è detto che tutto quello che si muove sia una preda. Anzi, se mi rivolgo a voi è perché tendenzialmente, quello che si muove è il mio ragazzo. Please keep your dirty hands out. E questo indipendentemente dalle vostre ragioni. Che poi, per quello che ho visto, variano dal “sono una frustrata sessuale” a “chissà se il nuovo profumo da cinquanta euri e i vestiti firmati e sti stivali da zoccola mi rendono attraente anche verso gli sconosciuti e non solo al mio ragazzo che ci sto pure assieme dalle medie e sai che palle”. Anche voi siete ridicole. E mi fate pure incazzare per niente. Specie se è evidente che “la preda” è impegnata ma voi preferite colmare da subito i miei dubbi sul vostro QI.
- Un gruppo misto di amici (e qui sempre la puntualizzazione dei termini, mi raccomando) va in discoteca una tantum. Ok. Se un gruppo di maschi va in discoteca dopo una sera di bagordi, quello è un branco in movimento. Se poi fra quelli c’è il mio ragazzo io mi incazzo. E punto, non se ne esce. Io in discoteca ci sono andata, in un anno e mezzo (da sola, senza il mio ragazzo) un paio di volte: una non era manco una discoteca e gli amici erano i suoi. La seconda con i miei amici gay, le mie amiche, i miei coinquilini e altri compagni di università trovati lì. Alle due tutti a nanna chè domani vado a prendere il treno per tornare ad Asti. Dal mio ragazzo, tanto per. Che poi venitemela a menare che in discoteca non si cucca perché c’è casino. Intanto gli occhi ve li rifate e se c’è da sgomitare e indicare un paio di curve voi sgomitate e indicate. Se volete stare tra di voi a sentire musica, andate in un discopub. Il vostro tavolo, la vostra birra, i vostri amici, la vostra musica. Se andate in discoteca c’è un motivo no? E non ditemi che vi piace la dance, perché io le ho viste le vostre facce e voi siete più gente da reggae, rock e dintorni. Che poi manco scendete in pista. O se lo fate non ballate neppure. Ripeto: non sono scema.
- Se si organizza una cena, non è detto che per forza ci debba essere l’aperitivo, la cena suddetta, il dopo cena al pub, e il dopo dopo cena in discoteca. Sappiamo tutti che siete giovani. Si vede dai vostri visini puliti, dalle vostre barbe ispide di “primo pelo”, dai vostri occhialetti da pseudo-intellettuali di sinistra, dal vostro cellulare ultima generazione. Evidentemente riservate alle vostre consorti il vecchiume che vi marcisce dentro, coi vostri film per non parlare, le cene per non parlare, i dopo cena tranquilli a casa di amici “chè stasera non mi va di fare tardi” ( - e di parlare). Che poi la cena o a casa tua o a casa mia, chè non è il caso di andare a spendere soldi in giro.
sabato 15 dicembre 2007
Pensieri sparsi sulla società giovanile in declino fisico, sessuale, mentale…
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento